sabato 16 maggio 2015

Folchiar

Sabato. Metà mattina. Eccolo che arriva per il giretto! Era ora! Ma com'è vestito? Zio gatto Luca potevi ben avvisarmi no? Non che abbia grandi impegni, ma almeno mi preparavo.
"Alore? Ventu vie?"
E come no! Finalmente in montagna. Ma dove si va? E chi siamo?
Salto in macchina prima che cambino idea, ma so che non lo faranno, ma mi piace farlo diventar matto un pochetto, ma non troppo... Allora? chi siamo, dove andiamo? su rispondimi. Niente, è impegnato con i preparativi. E visto che i preparativi riguardano i miei biscotti e il mio pranzo vorrà dire che aspetto.
Partiamo finalmente, io, lui e Nadia. Mi accoccolo dietro e aspetto che inizi una nuova avventura.
Dopo un breve viaggio arriviamo a destinazione. Annuso l'aria umida sotto il cielo grigio, siamo sulle rive del lago di Cavazzo. Il giro di oggi ci porterà a Folchiar, almeno cosi ho inteso, qua nessuno mi dice niente... ma a me basta andare!
Su su, muovetevi e non dimenticate il mio pranzo! E la mia merenda!

Iniziamo questo giro ad anello che offre buoni scorci.. per chi è un pò più alto di me. Certo se camminassi sulle zampe posteriori me lo godrei anch'io... ma se il Supremo mi ha dato il 4x4 ci sarà ben un perchè!


L'afa è opprimente, sopratutto per me che sto più in basso e quindi mi ci vuol bene una rinfrescata! La strada continua con ampie volte a salire, non si fatica, ma si suda copiosamente! E gli altri due che si lamentano dell'afa, e non hanno nemmeno la pelliccia!



Entriamo in una zona più selvaggia, la strada viene inghiottita dall'erba e si riduce a un sottile sentierino.

Arriviamo alla sella di Folchiar, il punto più alto di oggi, non grandi cime ma pur di non restare a cuccia..
Davanti a noi la Pieve di Cesclans e lungo il sentiero un lungo e misterioso tunnel si apre nel bosco, pronto ad inghiottire la nostra curiosità. Io e l'Alpingirl ci inoltriamo nel buio, ma una fredda nebbia aleggia nell'antro, neanche la pila di Nadia la perfora e quindi torniamo verso la luce, e continuiamo il nostro giro.


Ancora una galleria, meno paurosa, ci apre le porte verso il sole. Ora seguiamo la strada asfaltata che scendendo a Somplago ci riporta alla macchina seguendo la sponda occidentale del lago.
Il nastro d'asfalto sembra infinito e non vedo l'ora di accuciarmi in auto e ronfolare fino a casa.

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